Psicologi dell’emergenza nelle zone alluvionate: “C’è paura, rabbia e disperazione. Aiutiamo le persone a non lasciarsi andare”

Siamo noi ad avvicinare le persone, con interventi di psicologia di prossimità per individuare i bisogni

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Aiutare a mettere in ordine sentimenti di angoscia, paura e disperazione, a chi ti guarda con gli occhi pieni di lacrime dopo aver vissuto la seconda alluvione. È il compito difficile dei volontari di Psicologi per i Popoli, specializzati in interventi di emergenza, dopo terremoti, alluvioni o in aree di guerra. Nella primavera del 2023 portarono la loro esperienza nei territori della Romagna ferita dall’alluvione. Ora sono tornati.

Alessandra Cocchi, bolognese, è vice presidente di Psicologi per i Popoli Emilia Romagna OdV, associazione che fa parte del Sistema di Protezione Civile Regionale e che in questo momento sta intervenendo, coordinata dalle Aziende Sanitarie, in alcune località sia dell’Emilia che della Romagna.

Che situazione avete trovato?
Siamo impegnati in interventi molto delicati, perché le persone che incontriamo, in molti casi, hanno affrontato la seconda, se non terza alluvione, a distanza di pochi mesi. Le persone ci parlano di case appena risistemate, con mutui o prestiti, che ora sono state nuovamente danneggiate. C’è chi pensava di vendere la casa e trasferitisi altrove, ma ora si domanda: chi mai sarà interessato a vivere qui? A quanto riuscirò a vendere un’abitazione alluvionata due volte?

Le persone sono disperate, che tipo di supporto psicologico riuscite a dar loro?
Le persone sono spaventate, arrabbiate, disperate, abbattute. Il nostro compito non è negare la realtà e neppure dargli una pacca sulla spalla. I nostri interventi puntano ad un sostegno psicologico, per individuare vissuti traumatici, e aiutare gli alluvionati (o chi è in zone soggette a frane) grazie a un accoglimento, contenimento e un riconoscimento delle emozioni. Cerchiamo di aiutarle a non lasciarsi andare. Quello che gli diciamo è: “È normale. Il sentimento di angoscia che stai vivendo è normale. È una fase che vivono tutti coloro che affrontano una situazione drammatica come la tua”.

Fondamentale, per attraversare questa fase, è la psico-educazione: cioè aiutiamo le persone a capire che è importante avere cura di sé, nutrirsi regolarmente, dormire, confidarsi, senza lasciarsi andare completamente al dolore. È importante che le persone non si isolino nel proprio dolore.

Come è organizzato l’intervento?
Organizziamo dei colloqui di sostegno. Le persone, in questa fase, hanno bisogno di stabilizzare i propri sentimenti, perché, come accade in questi casi, vivono emozioni e pensieri disorganizzati. Un attimo prima sono angosciate e disperate, poi arrabbiate. Noi cerchiamo di aiutarle a stabilizzare il pensiero, per evitare che il pensiero “negativo” si cronicizzi, oppure osserviamo i vissuti traumatici e le affianchiamo nei primi giorni dopo gli eventi nel riattivare la parte razionale, necessaria per riuscire a mettere in campo le risorse che ciascuna persona ha”.

Come incontrate le persone?
A differenza del 2023, dove alcuni incontri venivamo organizzati a gruppi, quest’anno si lavora molto con il singolo. Cerchiamo di fare soprattutto interventi mirati, con colloqui a singoli o a piccoli gruppi famigliari. In altri casi, siamo noi ad avvicinare le persone, girando per le zone colpite dall’alluvione. In queste situazioni si svolge dunque un intervento di psicologia di prossimità per individuare i bisogni. A volte si manifestano reazioni particolari e le persone si aprono subito, altre volte chiedono di fare un colloquio successivamente”.

Chi ha vissuto la doppia alluvione ora è “traumatizzato”?
Non è detto. Ci sono persone resilienti, che non sviluppano un vissuto traumatico vero e proprio o un franco disturbo post traumatico da stress. Però è chiaro che di fronte ai problemi contingenti, come la perdita della propria casa o della propria attività, si possa vivere la paura di non riuscire a farcela, o vivere l’ansia per i problemi economici da affrontare, e quindi è possibile che si  inneschino delle risposte ansiose, di rabbia, di disperazione, aspetti depressivi”.

Che consiglio può dare, per aiutare chi ora vive con la paura o l’angoscia?
Sono sentimenti che non vanno ignorati né negati. Per questo è meglio chiedere aiuto a professionisti dell’Ausl o di fiducia, che aiutino la persona a rimettere in moto le proprie risorse interne.

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