Parla il candidato presidente della Regione Michele de Pascale: sanità al 1° posto, poi porto di Ravenna, infrastrutture, Romagna più forte

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Nato a Cervia 39 anni fa, sposato, due figli, segretario provinciale del PD poi sindaco di Ravenna dal 2016, presidente della Provincia di Ravenna e presidente dell’UPI Unione Province d’Italia, Michele de Pascale è il candidato della coalizione di centrosinistra e civica per le elezioni regionali convocate per il 17 e 18 novembre 2024.

Per ora la sua candidatura è appoggiata da PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa, Radicali, PRI, PSI, Italia Viva, Azione, un campo largo, anzi larghissimo. Non manca nessuno, tranne i partiti della sinistra più radicale o estrema. E poi ci sono le liste civiche. In ogni provincia in cui è divisa per collegi la Regione, ci sarà la lista civica di de Pascale. Una strada già percorsa da Bonaccini in Regione e dallo stesso de Pascale per le comunali di Ravenna fin dal 2016.

Michele de Pascale duella con Elena Ugolini una civica cattolica, vicina a Comunione e Liberazione (che de Pascale accusa di non essere affatto civica, “dice le stesse cose che dice Galeazzo Bignami”), appoggiata dal centrodestra. Lo scenario rispetto alle elezioni del 2020 è completamente cambiato. Allora c’era il governo giallo-rosso di Conte, Salvini aveva rotto con Conte perché dal Papeete aveva rivendicato “i pieni poteri” e viaggiava con il vento in poppa. Bonaccini partiva in salita con sondaggi che lo davano sotto. Poi accadde qualcosa di strano, nuovo e irripetibile. Qualcosa che si chiamava “Movimento delle Sardine”. Fu un fiume in piena che ridestò la sinistra, travolse la destra e fece stravincere Bonaccini.

Stavolta al governo c’è la destra di Meloni e Salvini. Ma paradossalmente se c’è un favorito in Emilia-Romagna questo è Michele de Pascale. E in salita sta pedalando Elena Ugolini. Anche le recenti amministrative hanno mostrato che il centrosinistra in Regione sembra in buona salute. Il resto ce lo dirà l’esito delle urne, esattamente fra due mesi.

Michele de Pascale
Michele de Pascale

Due immagini recenti di Michele de Pascale in Emilia e nella sua Ravenna

L’INTERVISTA

Michele de Pascale, la sua avversaria Elena Ugolini la mette giù non proprio in modo leggero. Quando si presenta dice all’incirca così: “prima di morire volevo cercare di fare qualcosa per cambiare il sistema che è al potere in Emilia-Romagna da oltre 50 anni”. Un sistema che definisce “vecchio e burocratico”, che non mette al centro le persone e non è in grado di liberare le migliori energie dell’Emilia-Romagna. Lei cosa risponde a questa narrazione di Ugolini?

“Dico che non c’è niente di nuovo: è la triste litania della destra di questa terra. Non c’è un solo emiliano o romagnolo che non l’abbia già sentita. Racconta la storia di una Emilia-Romagna che non conosce e non esiste. E credo che questa opinione non sia condivisa dai più, neanche fra chi vota per il centrodestra, motivo per cui la destra dell’Emilia-Romagna mediamente ottiene sempre risultati molto peggiori rispetto a quelli che ottiene a livello nazionale.”

Elena Ugolini parla di commistione fra potere politico e potere economico qui in Emilia-Romagna e in particolare fra sinistra e Legacoop, e cita ad esempio il fatto che lei è dipendente in aspettativa di una cooperativa e idem sarà per il nuovo candidato sindaco di Ravenna. PD e coop rosse all’origine di questo patto di potere?

“Basterebbe che Ugolini si prendesse un po’ di tempo e facesse un giro fra le associazioni economiche di Ravenna, tutte, nessuna esclusa. Quindi gli artigiani, i commercianti, gli industriali, le tre centrali cooperative, le tre organizzazioni sindacali confederali, le associazioni agricole… chieda loro se al netto delle decisioni – che possono essere giudicate giuste o sbagliate – la mia amministrazione a Ravenna sia stata libera e abbia guardato a tutti con la stessa dignità e lo stesso rispetto, oppure se ha per caso fatto figli e figliastri e curato solo certi interessi. Riceverebbe una brutta risposta per la sua causa. Piuttosto, è Ugolini che suscita più di una perplessità rispetto alla sua indipendenza e libertà d’azione. La mia è provata sul campo, nelle scelte e nelle cose che ho fatto. Di sicuro nessuno a Ravenna può sostenere che ci sia stato qualcuno favorito e altri sfavorito.”

In che senso, secondo lei, Elena Ugolini avrebbe problemi di indipendenza e libertà d’azione? Rispetto a chi?

“Naturalmente rispetto ai partiti della destra, di cui ha assunto completamente le sembianze, i temi, le parole. E sappiamo bene che la destra è abituata a dividere il mondo fra amici e nemici, anche dentro al mondo economico, tant’è che lei rifiuta i confronti con alcune categorie, io no. Io vado a parlare, ascoltare, confrontarmi con tutti.”

Lei è in corsa con una coalizione di centrosinistra e civica. Elena Ugolini è scesa in campo come civica svincolata dai partiti, comunque appoggiata dal centrodestra. Come mai questa corsa al civismo? È vero civismo o è camuffamento?

“La cosa per me è molto semplice: oltre alle forze politiche, è molto importante stimolare la partecipazione e il protagonismo anche di persone che non si riconoscono nei partiti nazionali. E sono tante, visto che alle politiche 2022 hanno votato meno di due italiani su tre. Quindi, nella mia coalizione, oltre alle forze politiche del centrosinistra, ci sono anche tante persone e tante liste civiche che si vogliono impegnare anche se non necessariamente si riconoscono nei partiti della mia alleanza. Questo è il mio civismo, fatto di autonomia e libertà. Ognuno porta il proprio contributo. Piuttosto ho seri dubbi sul civismo della Ugolini. Le sue posizioni coincidono perfettamente con quelle di una forza politica, Fratelli d’Italia. Anche se non è iscritta, la sua candidatura è totalmente sovrapponibile al profilo politico di Fratelli d’Italia, lei dice le stesse cose che dice Galeazzo Bignami. Non a caso Fratelli d’Italia è il partito che l’ha scelta: hanno puntato su una candidatura che li rispecchia in tutto e per tutto. Magari hanno qualche difficoltà e imbarazzo in più sia Forza Italia sia la Lega.”

Michele de Pascale

Questa è la mia idea di Emilia-Romagna, libera di sognare e capace di fare

L’eredità di Stefano Bonaccini è quella di una Regione Emilia-Romagna fra le prime in Italia in molti campi e fra le più avanzate in Europa. Raccogliendo il testimone da Bonaccini cosa gli ha detto? E cosa promette lei agli emiliani e ai romagnoli?

“Parto da quello che mi ha detto Bonaccini: sentiti libero di costruire il tuo progetto, come ritieni sia più giusto per il futuro dell’Emilia Romagna. Questa cosa non è da tutti. Peraltro è una frase molto simile a quella che mi disse Fabrizio Matteucci quando mi candidai a sindaco di Ravenna nel 2016. Potrei dire che sono un uomo fortunato, perché l’Emilia-Romagna è oggettivamente una delle zone del mondo meglio amministrate e meglio governate, è una delle comunità più forti, più solide, dove il volontariato è più sviluppato, dove lo spirito di solidarietà e generosità delle persone è radicato nel profondo. L’essere comunità, la laboriosità e la solidarietà sono le caratteristiche che hanno creato l’Emilia-Romagna come Regione, dal 1970 in poi. Prima del resto la Regione non c’era. Ho impostato la mia campagna elettorale nella migliore tradizione dell’Emilia-Romagna, cercando di affrontare le cose che ancora non vanno e che possono essere fatte meglio, le cose su cui vogliamo concentrare la nostra azione per guardare avanti, coinvolgendo le energie migliori. L’Emilia-Romagna non è abituata a guardarsi allo specchio, non nega i problemi e cerca di fare e di migliorare sempre. Questa è la mia idea di Emilia-Romagna, libera di sognare e capace di fare.”

Uno dei temi più caldi della campagna elettorale è quello della sanità. Malgrado le tante cose che non vanno – a partire dalla carenza di personale per arrivare alle liste di attesa e ai Pronto Soccorso – la sanità pubblica dell’Emilia-Romagna dagli osservatori indipendenti è considerata la migliore d’Italia. Lei in ogni caso ha messo la sanità al primo posto. Per fare cosa? Che cosa propone per cambiare e migliorare, come diceva adesso?

“Come diceva lei, la sanità dell’Emilia-Romagna è sistematicamente ai vertici della classifica nazionale. Il problema è che oggi è al vertice di un sistema che sta collassando e quindi noi rimaniamo i migliori d’Italia, ma in un quadro che sta sempre peggiorando. Questa è una cosa che per un emiliano e un romagnolo, non è accettabile. Non si può più tollerare questo peggioramento generalizzato a cui stiamo assistendo. Perciò io voglio reagire e fare una grande battaglia politica per la sanità pubblica e per dare più soldi al Servizio Sanitario Nazionale, per avere più medici e infermieri, per abbattere le liste d’attesa e tutto il resto. Lo stanno chiedendo le forze politiche di opposizione e le Regioni italiane di qualsiasi colore. È paradossale che in questo momento in Italia gli unici che sostengono che il finanziamento della sanità va bene così siano gli esponenti del governo e quelli della destra emiliano-romagnola. Anche Zaia e Fedriga ai tavoli col Governo chiedono più soldi per la sanità. Da noi la destra non lo dice, poiché al governo ci sono loro. I fondi sono pochi. Vanno assolutamente aumentati. Lo dico ora e lo dicevo anche quando governava il centrosinistra. Se sarò presidente dell’Emilia-Romagna farò la battaglia per aumentare i fondi al SSN con questo governo di centrodestra e con qualsiasi altro governo.”

Oltre a questa richiesta di più fondi, lei ha presentato le ormai note dieci proposte concrete per la salute e la sanità in Emilia-Romagna che presenterà anche a Ravenna il 16 settembre. Ce le riassuma.

“Sono dieci proposte che parlano di prevenzione e promozione della salute, di un nuovo patto fra ospedali e territorio che comprenda anche la medicina generale, di rafforzamento delle professioni infermieristiche, di integrazione socio-sanitaria, quindi di un nuovo grande investimento sia di qualità che di quantità sul fondo regionale per la non autosufficienza, e ancora di un nuovo patto con l’università e la ricerca. Quindi, tema per tema, oltre a fare una battaglia politica giusta per ottenere più fondi, stiamo scrivendo anche il programma delle cose che faremo noi. Cinque anni fa la legislatura regionale è iniziata con la pandemia, nel 2024 inizierà con un grande processo di riforma del Sistema Sanitario Regionale.”

Dobbiamo fare un grande passo in avanti nella progettazione del Sistema Sanitario Regionale del futuro

Questa riforma mette in discussione anche i CAU, che sembra siano diventati il casus belli di questa stagione della sanità regionale?

“Si è data eccessiva enfasi a questa vicenda da tutte le parti, secondo me. Nel senso che quando parlo di riforma non parlo di un colpo di cacciavite su una singola vite un po’ allentata, ma parlo di una discussione complessiva che coinvolga tutti gli attori, quindi i professionisti e le loro rappresentanze sindacali, le associazioni dei malati. Tutti e tutto il sistema. Dobbiamo fare un grande passo in avanti in Emilia-Romagna nella progettazione del Sistema Sanitario Regionale del futuro. I CAU hanno prodotto due effetti: da un lato hanno dato una mano a tenere in piedi i Pronto Soccorso perché hanno concentrato tutti i medici specializzati in emergenza urgenza, cioè laddove sono più preziosi e necessari per salvare vite; dall’altra parte, però, i CAU non si sono ancora ben integrati con la medicina generale. È su questo che bisogna lavorare. La domanda sei favorevole o contrario è fuorviante. La questione è un po’ più complicata e va affrontata con serietà, non con un sì o un no liquidatori.”

Lei ha proposto che chiunque vinca le prossime elezioni regionali, il nuovo presidente dovrebbe essere anche il nuovo Commissario alla Ricostruzione dell’Emilia-Romagna, dopo Figliuolo. Come a dire che ora ci vuole uno che conosce bene il territorio e non un generale che sta quasi sempre a Roma. Anche perché ci sono 4,5 miliardi di investimenti da fare nei prossimi anni per la messa in sicurezza della Regione. È così?

“Questa ricostruzione è legittima, ma io ho provato anche a fare un passettino in più per sperare di ottenere il risultato. Perché con questo governo è difficile. Ho sbagliato: sono parole per loro impronunciabili. Quindi io non mi aspetto che questo governo rispetto alla gestione dell’alluvione 2023 possa mai ammettere di aver sbagliato qualcosa: la loro reazione alle critiche è una sola, va sempre tutto bene. Hanno risposto così anche alle critiche degli alluvionati e dei cittadini, hanno rigettato le loro richieste, per la destra sbagliano gli alluvionati o è colpa degli alluvionati se non hanno capito che il governo sta facendo tutto bene. Tornando a noi, con ogni probabilità il Commissario Figliuolo a dicembre interromperà il suo mandato. Io ho chiesto che non si debba ripartire da zero, che non venga identificata una nuova persona che non ha seguito le vicende, che non ha lavorato alla ricostruzione e sarebbe costretta a impiegare un anno solo a studiare le carte e a capirci qualcosa. Non ce lo possiamo permettere. E quindi ho detto che chi vincerà le prossime elezioni regionali – e la destra immagino sia certa di vincere, quindi problemi politici di fiducia non ne avrà – sia anche il prossimo Commissario alla ricostruzione, avendo davanti cinque anni per velocizzare e concretizzare le procedure di indennizzo e per mettere in campo il grande piano di investimenti per la sicurezza del territorio. Che non sono le dighe che propone la Ugolini in Romagna, mostrando di non conoscere il territorio e di confondere semmai la Romagna con Parma.”

Qual è la sua opinione sui rimborsi agli alluvionati, privati e aziende, che hanno avuto 3,5 miliardi di danni stimati, mentre Figliuolo parla di 1,9 miliardi stanziati dal governo. Ma i rimborsi finora erogati ammontano appena a 23 milioni di euro, una miseria, come ha riportato giorni fa il Sole 24 Ore se non sbaglio. Queste cifre parlano di una realtà schizofrenica e insopportabile per chi ha subito danni.

“La procedura costruita per gli indennizzi è una procedura iper burocratica ed è un forte elemento di scoraggiamento per i danneggiati oltre che di grande difficoltà per i periti. Fin dall’inizio l’ho detto e ho mosso questa critica, non solo alla struttura commissariale. Mi hanno risposto che non si poteva fare diversamente. Io osservo solo che il Ministero degli Esteri, senza guardare in faccia a nessuno, alle imprese alluvionate che esportavano in pochi mesi ha dato tantissimi soldi, che erano comunque soldi pubblici. In quel caso si poteva fare. Ma allora perché non si può fare anche con gli altri? Perchè non immaginare un meccanismo di indennizzo più forfettario e meno burocratico? Perché questa cosa si è fatta solo per le imprese che esportano? Non lo capisco. Il Commissario Figliuolo ci sta mettendo tutta la sua buona volontà ma il meccanismo impostato non aiuta.”

de Pascale Figliuolo

Rimborsi: si è messo in piedi un meccanismo burocratico e cavilloso che scoraggia le persone a presentare le domande

Ma il meccanismo sotto accusa è quello della piattaforma Sfinge, creata per il terremoto 2012 e adattata per l’alluvione 2023. Immagino adattata in base alle ordinanze commissariali e alle indicazioni del governo, o sbaglio?

“Sfinge è un software che deve consentire di caricare la domanda di indennizzo, ma il problema sono i criteri e le procedure richieste per la domanda, non è la piattaforma che li deve caricare in sé. Questo è evidente. Quando si sono stabiliti i criteri, è stata fatta la scelta di andare nel super dettaglio del danno, per avere una stima precisa, per il controllo migliore ed equo a posteriori, ma a volte il meglio è nemico del bene. Si è messo in piedi un meccanismo burocratico e cavilloso che scoraggia le persone a presentare le domande. Ecco perché ci sono poche domande e pochi rimborsi. Questa scelta è stata fatta dalla struttura commissariale d’intesa con la Regione, anche se io avevo un’opinione un po’ diversa fin dall’inizio. Comunque, alla fine si è presa questa strada. In tutto questo, la cosa vergognosa è quella del rimborso dei beni mobili, perché i soldi ci sono per aumentare l’indennizzo, ma il governo non lo vuole fare per non dare ragione agli alluvionati, ai comitati, ai comuni, all’opposizione. L’unico motivo per cui non si alzano i livelli di rimborso dei beni mobili è perché il governo non vuole ammettere di aver sbagliato. Ma dietro alla permalosità di Bignami ci sono delle famiglie. Lui è venuto a Castel Bolognese a parlare di 6.000 euro. Pensava di prendere gli applausi, invece ha preso i fischi, e per questo motivo ora non si possono alzare i 6 mila euro.”

Ha anche detto agli alluvionati di non protestare, ‘perché se protestate non vi diamo nemmeno quelli’.

“Già. Un’affermazione molto grave. Ci sono i video.”

Il progetto di rilancio del porto di Ravenna è il mio più grande orgoglio

Che modello economico ha in testa per l’Emilia-Romagna del futuro? Che ruolo affida al porto di Ravenna e quale agli aeroporti di Forlì e Rimini?

“La nostra Regione ha già delle performance di innovazione e di competitività straordinarie, abbiamo grandissime imprese che importano materie prime – spesso anche attraverso il nostro porto – e le trasformano in prodotti straordinari che esportano in tutto il mondo. Quindi è chiaro che noi a questo sistema dobbiamo fornire infrastrutture moderne, politiche di formazione professionale, supporto all’innovazione tecnologica e digitale. Cioè abbiamo politiche messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna negli ultimi anni a cui va data contiguità. Chi descrive questo come un sistema che non incentiva il merito e ostacola chi vuole fare impresa è fuori dalla realtà, non c’è corrispondenza con ciò che si vede ogni giorno. Naturalmente dobbiamo ancora accrescere la competitività di questa regione sul versante delle grandi infrastrutture. Qui non ci si ferma mai. Sul porto di Ravenna – l’ho già detto più volte – posso solo ribadire che il suo progetto di rilancio è il mio più grande orgoglio. Arrivo anche a dire che abbiamo salvato il porto di Ravenna, perché se non si fosse sbloccato l’investimento sui fondali, noi oggi non avremmo nemmeno il porto di dieci anni fa, ma un porto sulla via del declino. Con due mandati coincidenti e sperando di condividere questa sfida con Alessandro Barattoni prossimo sindaco di Ravenna, noi avremo sul porto di Ravenna due istituzioni che lavorano nella stessa direzione: per il rilancio e il rafforzamento. È una grande opportunità per Ravenna e per tutta l’Emilia-Romagna.”

E per gli aeroporti che mi dice?

“A Ravenna ho iniziato il mio primo mandato con tutti che mi dicevano di non prendere impegni sul porto perché rischiavo di fare una figuraccia. Li ho presi e si vedono i risultati. Adesso tutti mi dicono di non prendere impegni sugli aeroporti perché rischio di fare un’altra figuraccia. E invece io li sto prendendo. Perché i trend del traffico aereo sono in grande crescita e noi dobbiamo integrare e fare crescere il nostro sistema aeroportuale che ha quattro scali: Bologna, Forlì, Rimini e Parma. Bologna non deve concepire questo progetto di integrazione dei sistemi aeroportuali come l’idea di redistribuire un po’ del suo traffico agli altri. La Romagna non chiede la carità, non chiede a Bologna di cedere un po’ del suo traffico. Come Regione scommettiamo sul fatto che Bologna, Forlì, Rimini e Parma condividano un unico grande progetto per andare a intercettare ancora più traffico tutti insieme ed essere ancora più competitivi. Serve al turismo, serve ai nostri cittadini emiliano-romagnoli che si muovono, e serve al nostro business commerciale.”

Uno dei grandi problemi della Romagna, e di Ravenna in particolare, è quello della dotazione delle infrastrutture. Del porto abbiamo già parlato, ma che cosa intende fare per superare lo storico isolamento di Ravenna e di parte della Romagna per quanto riguarda strada e ferrovia? Un isolamento che nel corso della storia è stato un plus ma oggi evidentemente è un grave handicap?

“Il primo punto è la linea ferroviaria Bologna-Ravenna-Rimini. I dieci anni di Bonaccini hanno visto su questa linea la sostituzione dei carri bestiame con treni moderni. Durante i miei dieci anni vorrei far viaggiare questi treni con più frequenze e maggiore velocità, sia con linee che fermano in tutte le stazioni, sia con linee dirette adatte per città vocate al turismo. L’obiettivo è adeguare le infrastrutture ferroviarie per Ravenna, la Bassa Romagna, Cervia, Cesenatico, Bellaria. È una parte di territorio che durante il periodo estivo attrae più di 10 milioni di presenze turistiche e durante tutto l’anno ha necessità per lo spostamento di migliaia di pendolari, studenti, lavoratori. Su questo servono grandi investimenti.”

Per le infrastrutture stradali invece?

“Qui serve un nuovo patto col Governo. Il ministro Salvini nei prossimi giorni credo verrà a Ravenna. Il nostro territorio ha bisogno di grandi investimenti infrastrutturali per la rete viaria perché non possiamo far passare il traffico dentro i paesi: il tema è questo, non quello del consumo di suolo. Quindi troviamo soluzioni adeguate per evitare che il traffico pesante passi in mezzo alle case. Poi l’assessore Corsini va a parlare con Salvini che gli dice di avere pochi soldi e di doverli destinare ai maggiori costi delle opere già in corso. È legittimo, ma è la critica che le opposizioni fanno sempre a noi sindaci. È chiaro che quando hai delle opere in corso, prima devi trovare i soldi per finire quelle. Ma noi non ci arrendiamo e diciamo che serve un patto col governo per le infrastrutture viarie in Emilia-Romagna, per fissare le priorità per i prossimi dieci anni. E fra le priorità, io al primo posto metto la statale 16, per capirci.”

Emilia e Romagna sono diverse, storicamente, culturalmente. Ma insieme sono più forti

Come intende regolarsi sul tema della Romagna e del riequilibrio fra Emilia e Romagna, per le infrastrutture, per la sanità, per l’organizzazione amministrativa, posto che lei e la sua coalizione siete contrari alla Regione Romagna e non da oggi?

“Emilia e Romagna sono diverse, storicamente, culturalmente. Ma insieme sono più forti. La scelta di mettere insieme Emilia e Romagna 54 anni fa è stata una scelta vincente. Naturalmente io condivido la lettura sul fatto che la Romagna ha titolo per chiedere maggiore attenzione alla Regione. Ma la logica non è quella, come dicevo prima sui voli, di chiedere la carità o di chiedere una redistribuzione. La logica è di fare sistema come Romagna per dare un maggior apporto e un maggior contributo a tutta l’economia regionale. Per pesare di più. Quindi la mia idea di Romagna è sicuramente una Romagna più forte puntando sulla coesione. E su questo abbiamo fatto negli ultimi anni dei passi avanti da giganti. Se uno si va a rileggere le cronache di dieci anni fa, trova racconti di una Romagna molto più litigiosa di quella di oggi. Io stesso, pur essendo sindaco di Ravenna, sono stato percepito come un candidato della Romagna tutta alla presidenza della Regione.”

Dal punto di vista istituzionale lei come la vede? Area Vasta, Area Metropolitana, Provincia Unica… si parla di tante ipotesi.

“Romagna Provincia mi convincerebbe se si tornasse alle Province elettive e nella misura in cui lo Stato affidasse alle Province competenze e risorse. Ma se non è così non conviene. Se le Province sono quelle di oggi non ne avremmo nessun beneficio, anzi rischieremmo di avere qualche perdita. Secondo me dobbiamo andare avanti sulla strada che abbiamo tracciato in questi anni, cioè fare un grande lavoro di squadra fra i sindaci. Peraltro, non so se avete notato, ma anche il sindaco di Forlì ha espresso un giudizio molto positivo sul lavoro di collaborazione che c’è stato in Romagna in questi anni. Sul piano istituzionale, la proposta che faccio io è quella di una legge per la Romagna che metta a regime di unità istituzionale e raccordo tutte le cose che abbiamo fatto sul tema dell’integrazione romagnola. Diamogli una veste complessiva. Poi dentro la riforma delle Province, se ci fosse l’opportunità di un rilancio di questo livello istituzionale, io sono l’ultimo a dover essere convinto.”

Michele de Pascale - Schlein

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